Presentazione di Francesco Moser.

Foto courtesy: Archivio AVL, Francesco Moser in ritiro a Laigueglia la vigilia del Trofeo Laigueglia.
Foto courtesy: Archivio AVL, Francesco Moser in ritiro a Laigueglia la vigilia del Trofeo Laigueglia.

Francesco Moser (Giovo19 giugno 1951) è un ex ciclista su strada e pistard italiano. Professionista dal 1973 al 1988, vinse un Giro d'Italia e diverse classiche, tra cui tre Parigi-Roubaix, due Giri di Lombardia, una Freccia Vallone, una Gand-Wevelgem e una Milano-Sanremo, oltre a un campionato del mondo su strada e a uno su pista, nell'inseguimentoindividuale.

Con 273 vittorie su strada da professionista precede Giuseppe Saronni (193) e Mario Cipollini (189) e risulta a tutt'oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi all'attivo. È inoltre terzo assoluto a livello mondiale, alle spalle di Eddy Merckx (426) e Rik Van Looy (379), e davanti a Rik Van Steenbergen (270) e Roger De Vlaeminck (255).[1]

Per la capacità di gestire il gruppo durante la corsa era soprannominato "lo Sceriffo".[2]

Nato in frazione Palù del comune trentino di Giovo e cresciuto in una famiglia di ciclisti – tre dei suoi undici fratelli, Enzo,Aldo e Diego, gareggiarono nel professionismo – iniziò l'attività ciclistica solo a 18 anni e da dilettante corse nella squadra toscana della Bottegone. Con la selezione italiana partecipò ai Giochi olimpici di Monaco di Baviera del 1972, concludendo ottavo nella prova in linea.

Passò al professionismo nel 1973, e subito si aggiudicò una tappa al Giro d'Italia. I primi risultati importanti risalgono al 1975, quando vinse il Giro di Lombardia e si laureò campione italiano a Pescara, vincendo il Trofeo Matteotti. Partecipò una sola volta al Tour de France nel 1975, piazzandosi al settimo posto nella classifica generale con due vittorie di tappa: il prologo di Charleroi e la tappa di Angoulême. In quel Tour Moser si aggiudicò la classifica riservata ai giovani e indossò la maglia gialla per sette giorni.

Nel 1976 ai mondiali su strada di Ostuni giunse secondo dietro al belga Freddy Maertens, riuscendo comunque a vincere la maglia iridata nella gara di inseguimento su pista disputata nel velodromo di Monteroni di Lecce. L'anno dopo a San Cristóbal, in Venezuela, diventòcampione del mondo su strada. Fini nuovamente secondo nel 1978 bruciato di mezza ruota all'arrivo da Gerrie Knetemann. Con la maglia iridata sulle spalle nel 1978 ottenne la prima delle sue tre vittorie consecutive alla Parigi-Roubaix, che costituiscono forse il culmine della sua carriera da professionista.

Favorito dalle caratteristiche di passista, nel 1984 a Città del Messico riuscì a battere il record dell'ora (massima distanza percorsa in un'ora) che apparteneva da dodici anni a Eddy Merckx. Grazie anche all'uso di un nuovo tipo di bicicletta con ruote lenticolari, il 19 gennaio 1984 stabilì il record di 50,808 km, portandolo quattro giorni dopo a 51,151 km. Nello stesso anno, qualche mese più tardi, sempre grazie a questa particolare bicicletta, con la vittoria nell'ultima tappa (a cronometro) del Giro d'Italia riuscì a colmare lo svantaggio in classifica nei confronti del francese Laurent Fignon e a vincere il Giro.

Nel 1994, sei anni dopo l'uscita dall'attività professionistica, Moser effettuò diversi tentativi di riappropriarsi del record dell'ora che nel frattempo era stato battuto da altri atleti. Penalizzato in parte dal vento di Città del Messico, non riuscì nell'intento; ottenne tuttavia la seconda miglior prestazione di sempre, risultato sorprendente per un ciclista di 42 anni. Riuscì a battere il tempo che Merckx realizzò nel pieno della carriera.

Altre vittorie significative di Moser furono la Milano-Sanremo nel 1984, il Campionato italiano nel 1979 e nel 1981 e diverse altre classiche ciclistiche. Famosa fu anche la rivalità con Giuseppe Saronni, in maniera simile a quanto era successo quasi trenta anni prima con Fausto Coppi e Gino Bartali.

Molti, anche se meno noti, sono stati i suoi successi su pista, tra cui il già citato campionato mondiale di inseguimento nel 1976 e quello italiano nella medesima specialità, vinto cinque volte, oltre a quindici affermazioni nelle Sei giorni. È stato anche costruttore delle biciclette che portano il suo nome.

Foto courtesy: Archivio TLS
Foto courtesy: Archivio TLS

Con 273 vittorie su strada da professionista risulti a tutt'oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi all'attivo. È inoltre il terzo assoluto a livello mondiale, alle spalle di Eddy Merckx (426) e Rik Van Looy (379), ma tra tutte queste vittorie non sei mai riuscito a conquistare il Laigueglia, come mai? Ci manchi tantissimo al nostro albo d'oro!!

Eh si è una delle poche corse che non ho vinto....(ride Francesco forse un sorriso con un po' di disappunto per la mancata vittoria). L'ho corso poche volte, forse anche per il fatto della sei giorni di Milano che spesso si concludeva alla vigilia del Laigueglia, ma ho sempre ottenuto ottimi risultati, la corsa mi piaceva molto. Nel mio periodo eravamo pagati poco dalle squadre e quindi andavamo a fare sei giorni, ciclocross e circuiti che oltre ad essere utili per la preparazione, funzionavano ad ingaggio ma ripeto Laigueglia era già ai miei tempi una grande corsa dove tutti volevano partecipare ma soprattutto vincere c'erano sempre grandi corridori alla partenza (nel tono della voce di Francesco si sente di nuovo rammarico per non aver centrato il bersaglio grosso nelle sue partecipazioni), però un Moser nell'albo d'oro sul gradino più alto del podio c'è....mio nipote Moreno.

Usando un termine calcistico ci offri un ottimo assist per una domanda che ti avremmo posto in seguito, ci dai un giudizio su Moreno? A Laigueglia la sua sparata ce la ricordiamo molto bene..

Moreno ha dimostrato di avere delle ottime qualità, ha vinto corse con numeri sopra la media, ora deve essere capace di mettere a frutto le proprie doti, stare concentrato e riuscire a trovare continuità.

Prima gara da professionista a Laigueglia il 18 febbraio 1973 in maglia Filotex che ricordi hai di quel giorno?

Sempre una grande emozione....ogni volta che nella vita fai una prima...è sempre un emozione e soprattutto in un grande palcoscenico come quello del Laigueglia.

Con la maglia della Filotex quel giorno c'erano pure i tuoi fratelli Diego ed Aldo a farti da scorta, che sensazione hai avuto a correre con i propri fratelli??! Comunque arrivasti 7° non male come esordio ....quel giorno vinse un certo Eddy Merckx

Fu proprio un giorno speciale prima corsa e subito 7° posto, per me fu un grande esordio.. vinse il “Cannibale” Eddy Merckx, altra emozione per un giovane....ed in più in squadra con me c'erano i miei fratelli Diego ed Aldo ...incredibile...

Le edizioni dei fine anni 70 e precisamente (78-79-80) sono quelle che ti proiettano più vicino alla vittoria e per tre volte sul gradino più basso del podiio . Nel 1978 vince Knut Knudsen...un velocista norvegese che se ne va sul Testico e all'inseguimento tanti campioni tu, Saronni, Maertens Gavazzi e tanti altri.... i giochi tattici ti hanno fatto perdere la corsa? In quegli anni ricordiamo la tua grande rivalità con il belga Maertens!!

Sul Testico al primo passaggio avevo un mal di gambe terribile.....ricordo della Sei giorni di Milano appena conclusa. Poi con il passare dei km le gambe cominciarono a funzionare bene e fui io a fare la selezione. Purtroppo mentre inseguivo da solo Knudsen ....mi scappò un piede dai pedali e mi dovetti fermare.  Fui costretto a  ripartire da fermo e gli altri inseguitori mi raggiunsero. Ero d'accordo con De Wlaeminck, ma Roger non si sentiva ancora in forma. Allora mi sono messo in testa a fare l'andatura, quindi  si  mosse Saronni e ci furono una serie di scatti ma così....Knudsen non lo avremmo mai ripreso e io non me la sentivo di riportare dentro un'altra volta Maertens che non collaborava.

Nel 1979 quel giorno fu Grand'Italia 1° Gavazzi 2° Saronni 3° Moser quel giorno ti adoperasti per fare selezione, rincorri tutti ma alla fine forse per il lavoro svolto ti manca un po' di brillantezza e Pierino Gavazzi brucia tutti, che ricordi hai?

Si anche nel 1979 sono riuscito ad arrivare a Laigueglia con una ottima condizione, come sempre il Trofeo fu una gara combattuta, tutti ci tenevano a vincere ….io Saronni, Martinelli, Beccia, Baronchelli, De Wlaeminck e Gavazzi diamo vita al gruppo decisivo ci fu una serie di scatti e controscatti ed io fui il più attivo nel tamponare questi tentativi. Ma purtroppo per tutto questo lavoro sommato alla fatica del vento contrario che spirava quel giorno arrivai allo sprint finale un pochino in riserva e nonostante la mia ottima condizione mi dovetti accontentare di nuovo di un terzo posto.

Nel 1980 vinse De Wlaeminck in quell'occasione sul podio c'erano 6 Roubaix, la tua terza arrivò in quella primavera per un totale di 7....posso dirlo tanta roba, cosa ricordi di quella edizione? Quali erano i tuoi rapporti con Roger De Wlaeminck?

Quel giorno purtroppo con un Roger in quelle condizioni non ci fu niente da fare lui riuscì a conquistare il Trofeo e io fui costretto un altra volta a salire sul gradino più basso del podio. E si come dici tu tanta roba sei Roubaix sul podio questo dimostra la validità di una corsa come il Trofeo. I miei rapporti con Roger erano buoni abbiamo anche corso per la stessa squadra ma quel giorno eravamo rivali e condividevamo sportivamente parlando lo stesso amore per la stessa classica.... la Parigi-Roubaix.

Il giorno dopo ti rifai, centri la vittoria alla seconda edizione della Nizza Alassio....le leggende locali dicono che tu venni ingaggiato per vincere e mantenni fede alla parola data .....una vittoria delle tue, un arrivo in solitaria contro vento. Un grande numero ci aggiungi qualche particolare?

(ride di nuovo Francesco)....ingaggiato per vincere..... gli organizzatori vollero fortemente la mia presenza (il duo Novello – Olivero fece di tutto per avere Francesco al via e lui li ripagò con una grande prestazione)...arrivammo in un gruppetto in volata e li battei tutti quel giorno. Tirava un forte vento contrario sembrava di essere in Belgio...me la ricordo bene la Nizza-Alassio era una bella corsa somigliava un po' al Laigueglia il tratto finale ricalcava quello del Trofeo.

La tua preparazione invernale passava dal ciclocross alle Sei giorni ritieni che oggi non praticare più queste discipline per gli stradisti sia una cosa negativa?

Oggi le squadre sono concentrate quasi esclusivamente sulla strada, noi correvamo un po' dappertutto, oggi non li lasciano andare a fare altre attività. Ritengo che per la preparazione di un corridore, per diventare veramente completo sia fondamentale sia l'attività su pista per trovare la giusta sensibilità con il mezzo che l'attività di ciclocross che ti porta a condurre la bici in condizioni estreme

Anche se per un breve periodo hai avuto come mentore Luciano Pezzi uno dei personaggi che hanno tracciato un segno indelebile nel mondo del ciclismo ci racconti un po' di Luciano Pezzi?

Si nel 1980 la Sanson chiude e lui aveva la squadra della Famcucine e così noi ci trasferimmo in piccolo blocco nella sua squadra. Pezzi era una ottima persona, pacata e riflessiva un ottimo conoscitore del mondo del ciclismo. Sai noi eravamo giovani ed impulsivi lui  aveva già una età più matura e ci faceva riflettere molto.

Visto che siamo in pieno amacord che rapporto avevi con il tuo massaggiatore Giorgio Gamberini....è vera la storia che mi raccontava Giorgio che tu quando eravate alle corse mangiavi sul camper con lui e sua moglie?

Si Giorgio veniva alle corse con sua moglie, ovviamente anche in Messico per il record dell'ora e anche lì andammo con le mogli. Con il proprio massaggiatore si instaurava un rapporto di amicizia e complicità, poi Gamberini era un grande, si un grande professionista. Siamo rimasti molto amici anche dopo che abbiamo finito la nostra attività nel mondo delle corse, ci siamo frequentati fino all'ultimo quando poi Giorgio è mancato. Alla sei giorni di Grenoble ad esempio mi ricordo era presente con il suo camper. Noi dormivamo nel palazzetto ed io ogni tanto scappavo a mangiare sul camper. Suo moglie era un ottima cuoca.

Anche se penso di sapere la risposta, qual'è la corsa che hai di più nel cuore e perché?

Beh la Parigi-Roubaix che ho vinto tre volte mi ha lasciato un segno indelebile per le corse di un giorno però per un italiano vincere il Giro d'Italia è qualcosa di speciale, si diciamo queste due corse sono quelle che mi porto dentro.

Cosa pensi del ciclismo di oggi e nella fattispecie dei corridori di oggi?

La carriera in un corridore dura al massimo una decina di anni, dai 22 circa ai 32 poi ci sono casi particolari ma l'atleta deve rendersi conto che in quei 10 anni deve dare il massimo stare concentrato e fare la vita da corridore. In quel periodo tu  devi pensare a correre e non pensare ad altro. Se tu vai in giro per 10 anni a correre solo per far numero non serve a niente conta solo l'albo d'oro......mi correggo conta solo chi vince. (a dirlo è l'italiano più vincente di sempre ed il terzo al mondo per vittorie ndr) Non puoi correre secondo me ad età troppo avanzata anche per un fatto di mentalità ti trovi ragazzi che hanno quasi la metà dei tuoi anni con modi di correre totalmente diversi.

Secondo te non c'è un modo per tutelare le corse tipo il Laigueglia...stanno sparendo tutte o sono in grande difficoltà e sempre più snobbate dai grandi campioni, magari per corse in mezzo al deserto. Il ciclismo è sempre stato uno sport popolare fatto in mezzo alla gente se non ci sono più corse non si rischia di perdere anche i tifosi?

Laigueglia anche se adesso hanno cambiato il calendario è sempre rimasta la corsa di apertura, una vera classica oltretutto quest'anno sotto un certo aspetto la prima tappa del giro la celebra inserendo nei primi km il percorso tradizionale del Trofeo con la salita del Testico. La collocazione è sempre abbastanza attuale se vai troppo avanti rischi di sparire, la concorrenza dei soldi arabi è terribile bisognerebbe trovare qualche situazione migliore difficile scontrarsi contro la storia delle classiche di primavera oppure contro i soldi degli arabi.

Nel 2001 ti venne dedicata una edizione della gran fondo locale....ma tu non potesti venire a Laigueglia.

 

Si nel 2001 l'amico e patron del Laigueglia Bruno Zanoni creò una edizione della Pedalando con ….Moser ma purtroppo io ero impegnato in quei giorni con l'elezioni federali e non potetti venire ad onorare gli sportivi, nel 2004 tornai a Laigueglia per porvi rimedio. Bruno aveva organizzato una specie di sfida tra me e Beppe Saronni un bel amarcord...poi saltò tutto purtroppo in quei giorni ci fu la tragedia di Marco Pantani

Nell'ultimo periodo il record dell'ora è tornato di nuovo di moda che ne pensi?

Hai visto?.....per forza hanno cambiato le regole ed è tornato di moda però senza voler mancare di rispetto a chi ci ha provato in questi giorni aspetto i corridori buoni gli specialisti che ci sono oggi....vedremo

Francesco pedali sempre? La tua passione per la bici non si è mai persa?

Pensa che sono rientrato un paio di mesi fa da una crociera alle Canarie con degli amici ed ovviamente avevamo la nostra bici al seguito... non poteva mancare la bicicletta è la mia vita ….è stata una vita di sacrificio ma ho avuto tante tante soddisfazioni.


Grazie Francesco del tempo che ci hai regalato e dell'onore di aver fatto questa chiacchierata con te è ancora nei nostri ricordi di ragazzini a caccia di autografi ad un Trofeo Laigueglia di fine anni 70, quando invademmo un bar sulla riga d'arrivo del Trofeo dove ti eri rifugiato e tu con grande pazienza ci accontentasti tutti..... la stessa pazienza l'abbiamo ritrovata oggi in questo incontro dove abbiamo trovato un campione umile tenace e prodigo di consigli........ciao grande campione ciao sceriffo Laigueglia ti porta nel cuore.