Presentazione di Giuseppe Saronni.

Foto courtesy: archivio TLS, Saronni nella cartolina ufficiale del 1981, in maglia di campione italiano che vincerà dopo il Trofeo Laigueglia.
Foto courtesy: archivio TLS, Saronni nella cartolina ufficiale del 1981, in maglia di campione italiano che vincerà dopo il Trofeo Laigueglia.

Giuseppe Saronni (Novara, 22 settembre 1957) è un dirigente sportivo, ex ciclista su strada e pistard italiano. Professionista dal 1977 al 1990, vinse due Giri d'Italia, una Milano-Sanremo, un Giro di Lombardia, una Freccia Vallone e un campionato del mondo su strada. Dal 2005 è general manager del team Lampre-Merida.

Piemontese solo di nascita, crebbe a Buscate alle porte di Milano. Approdò al ciclismo giovanissimo, inizialmente con l'attività su pista. Da junior arrivò al titolo europeo della velocità; da dilettante fu invece selezionato per i Giochi olimpici di Montréal nel 1976, partecipando alla prova di inseguimento a squadre, nella quale il quartetto italiano, completato da Sandro Callari, Cesare Cipollini e Rino De Candido, venne eliminato ai quarti di finale dall'Unione Sovietica.

Fu autorizzato al passaggio di categoria a 19 anni e mezzo: professionista dal 1977, inizialmente vestì la casacca bianconera della Scic diretta da Carlo Chiappano. Il 23 febbraio dello stesso anno, al Trofeo Laigueglia, fu secondo dietro al campione del mondo Freddy Maertens. Nel 1979, a soli 21 anni e 8 mesi, si aggiudicò la classifica generale del Giro d'Italia. La corsa si decise nella cronoscalata di San Marino, dove Saronni vinse indossando la maglia rosa: non lasciò più il primato, risultando uno dei vincitori più giovani della storia del Giro.

Nel 1980 passò alla Gis Gelati, sempre sotto la direzione di Chiappano: quell'anno vinse la Freccia Vallone, sette tappe al Giro d'Italia (in cui concluse settimo) e il titolo nazionale professionisti; l'anno dopo si aggiudicò quindi tre frazioni al Giro e la medaglia d'argento ai campionati del mondo di Praga, superato allo sprint da Freddy Maertens.

Nel 1982 passò alla Del Tongo-Colnago. Ottenne le vittorie più importanti nei mesi tra febbraio 1982 e giugno 1983: nella primavera 1982 vinse Tirreno-Adriatico e Giro di Svizzera, mentre nell'autunno seguente trionfò ai campionati del mondo di Goodwood, in Gran Bretagna, battendo in volata l'americano Greg LeMond, e al Giro di Lombardia. Nella primavera 1983 si aggiudicò in solitaria la Milano-Sanremo; sempre in maglia iridata concluse la serie di successi nel giugno 1983 con tre trionfi di tappa e la vittoria finale, la seconda in carriera per lui, al Giro d'Italia.

Nella bacheca di Saronni mancano vittorie al Tour de France, dove non corse mai tranne una volta a fine carriera. Ha indossato 49 volte la maglia rosa e ha sempre gareggiato sulle biciclette Colnago, tranne nel 1979, anno in cui vinse il suo primo Giro d'Italia, in cui corse con bicicletta Bottecchia. Nel 1986 si piazzò secondo al Giro d'Italia, battuto da Roberto Visentini, e terzo ai campionati del mondo di Colorado Springs vinti da Moreno Argentin. Nella seconda metà degli anni ottanta la sua forma però declinò: abbandonò le corse nel 1990.

L'anno seguente al ritiro divenne team manager della Lampre, alla guida della quale vinse due Giri d'Italia, nel 1996 con Pavel Tonkov (team Panaria-Vinavil) e nel 2001 con Gilberto Simoni (Lampre-Daikin).

 

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Foto courtesy: Daniel Schamps, Beppe Saronni al Traguardo del Trofeo Laigueglia nel 2007.
Foto courtesy: Daniel Schamps, Beppe Saronni al Traguardo del Trofeo Laigueglia nel 2007.

Che ricordi hai della volata del 1977 anno del tuo esordio tra i prof? Beppe Conti ad ogni occasione dove gli chiedono un ricordo del Saronni agli esordi cita sempre: "il tuo pugno" sul manubrio dopo aver perso la volata contro il campione del mondo Freddy Maertens....
Nelle categorie giovanili era abituato a vincere molto, penso che la ricerca del successo sia il motore per migliorarsi sempre e per continuare a essere protagonisti, così sin dal mio passaggio tra i professionisti ho provato a dare il massimo cercando il successo. 
Trovarmi gomito a gomito in volata con Maertens è stato un onore per me, neo-professionista ventenne; batterlo sarebbe stata una grande soddisfazione personale, quindi aver mancato questa opportunità mi ha lasciato rammaricato: da qui, il pugno sul manubrio, un gesto per ripartire e riprovare a lottare per il successo.

 

 - 1979 di nuovo secondo dietro a Pierino Gavazzi e davanti a Francesco Moser ...era "grand'Italia", forse lanciasti  una volata un pò troppo lunga e Gavazzi in maglia da Campione Italiano ne approfittò per soffiarti la vittoria ci racconti la tua versione?
Gavazzi era un gran bel corridore, uno degli avversari più ostici col quale lottare in volata. Aveva sempre grandi motivazioni, ancora di più in quel ’79 quando vestiva la maglia di Campione Italiano. Non mollava mai, pensavi di averlo battuto e invece sapeva risorgere e così è accaduto a Laigueglia e, ahimè, anche a Sanremo un anno dopo.

 

- 1981 Finalmente arriva la vittoria imparata la lezione hai restituito il regalo, lasci agli altri fare il lavoro della volata ed esci allo scoperto agli ultimi 50 metri e vinci ( in maglia di campione italiano) il tuo Laigueglia. Quell'arrivo era complicato viale d'arrivo stretto e tortuoso...ci ricordiamo bene l'andamento della volata?
Una gran bella vittoria, al termine di una volata condotta bene. Ho trovato il giusto equilibrio tra l’attendere gli ultimi 50 metri per partire, evitando così di uscire troppo presto allo scoperto, e la necessità di non rimanere troppo indietro in un arrivo stretto e complicato.

 

- Nel 1990 fu un edizione complicata causa un incendio che costrinse la giuria a neutralizzare la corsa  vinse Rolf Sorensen tu arrivasti 24° Beppe Conti scrisse che la  caduta ti negò il successo allo sprint e quindi la doppietta a Laigueglai quale era il tuo stato di forma?
Stavo bene, ero a fine carriera ma a inizio stagione stavo pedalando bene. 
L’incendio è stata una prima variante della corsa, un evento strano che ha reso particolare l’andamento della gara. 
Poi la caduta, a dimostrazione che nel ciclismo l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.

 

- Quale rapporto avevi con Ernesto Colnago tuo storico fornitore di biciclette?
Praticamente tutto il mio percorso nel ciclismo professionistico è stato in abbinamento con Colnago. 
Un rapporto gratificante, perché Ernesto ha sempre creduto in me, ha visto in me le mie vere doti ciclistiche e mi ha stimolato e supportato: questo è stato uno stimolo aggiuntivo, perché mi ha dato motivazioni in più per cercare di ripagare questa fiducia, per portare sui podi più prestigiosi le bici Colnago.
Questo per quanto riguarda il rapporto umano con Ernesto, innestatosi sull’altrettanto importante aspetto tecnico: le bici Colnago erano dei capolavori.

 

- Tu hai frequentato Laigueglia quando eri corridore nei tuoi ritiri invernali  come si stava dai noi in quel periodo come era la vita dei ritiri?
La Liguria era la meta di gran parte delle squadre professionistiche per i ritiri invernali. 
Strade ottime, percorsi misti e quindi perfetti per gli allenamenti, clima mite: non si poteva chiedere di meglio.
Per quanto riguarda la vita nei ritiri, posso dire che erano le occasioni nelle quali ci si divertiva davvero, nelle quali si trascorrevano dei bellissimi momenti con i compagni di squadra, tra passeggiate, uscite in bici, momenti conviviali. Al giorno d’oggi, nei ritiri non si vive più quella bellissima atmosfera, telefoni e internet hanno spezzato quei vincoli di rapporti e di vivere comune che caratterizzavano i raduni.
E’ un vero peccato, ma è un cambiamento che va di pari passo con il mutamento della professione di ciclista: quando correvo, i ciclisti di una squadra correvano assieme praticamente tutte le corse del calendario, ora invece magari ci si vede al ritiro e poi alcuni corridori non si rivedono più per tutta la stagione, tanto è frammentato e vario il calendario.

 

- Oggi ormai si preferisce fare i ritiri non più in Liguria il problema è solo il traffico oppure ci sono altri aspetti? Pensi che non si possa portare da noi una squadra per il ritiro invernale?
Le dinamiche nella scelta delle mete dei ritiri sono effettivamente cambiate: il traffico ha riempito le strade, non solo quelle liguri, ovviamente, le quali però scontano il problema strutturale di snodarsi in spazi non ampi; in più, per l’inverno si cercano mete dal clima ancora più caldo, ricerca favorita anche dai voli aerei a basso costo.

 

- Quest'anno la prima salita del Giro d'Italia è stata il Testico salita simbolo del Trofeo Laigueglia  che tu hai percorso in bici un numero indefinito di volte quando passerai con la carovana qualche emozione l'hai avuta?
Dici Laigueglia e pensi al Testico, salita simbolo. Ho sempre fatto fatica, preferivo il momento della volata, ma quando ero in forma ho provato belle sensazioni sul Testico.
Al Giro non ero in auto quando il gruppo è transitato sul Testico, è stato però sicuramente un momento prestigioso della Corsa Rosa.

 

- Quale delle vittorie della Lampre ben 5 (Ballan, Pietroppolli, Pozzato, Serpa e Cimolai) negli ultimi anni ti ha sorpreso di più e perchè?
Sono state tutte vittorie molto belle, difficile dire quella che ha sorpreso di più. A inizio stagione, c’è sempre la curiosità di vedere come i corridori trasferiscono in gare i carici di lavoro e di allenamento invernali, quindi il Trofeo Laigueglia può riservare sempre delle sorprese.
Per come è maturata, ovvero non al termine di una volata di un gruppo ristretto ma in una arrivo a due, forse quella di Serpa è la vittoria meno consueta, mi ha ricordato la volata a due tra Ballan e Cummings nel 2006.

 

- Il Laigueglia è passato in HC  manovra voluta dal Comune per tutelare meglio la propria storia ciclistica secondo te dove si potrebbe migliorare la corsa sia da un punto di vista del percorso che magari da una  migliore collocazione a calendario?
Il Laigueglia era la corsa di apertura del calendario, ruolo che non ha più dato che ora si inizia a correre, con impegni fitti, già da inizio gennaio. Noto però che, comunque, il lotto dei partenti è sempre di buon livello, con anche squadre straniere e parecchie formazioni World Tour al via: questo significa che, nonostante i cambiamenti delle dinamiche del ciclismo, il Trofeo Laigueglia ha mantenuto il suo fascino.
Si può sempre migliorare, si può sempre rendere ancora più appetibile l’appuntamento per squadre e per sponsor, stando però attenti a non snaturare l’evento.

 

- Gianni Bugno intervistato da noi pochi mesi fa suggeriva di inserire alcuni tratti finali della Sanremo e di collocare la corsa nella settimana tra Tirreno e Sanremo che ne pensi?
Potrebbero essere delle buone idee però, come accennavo prima, ogni modifica va bene calcolata, tenendo conto del fitto calendario di gare e delle tante proposte di nuove competizioni che arrivano da nuove frontiere del ciclismo. Si può cambiare solo se si sono prima ponderati bene i pro e i contro.

 

 - Tu spesso arrivavi a Laigueglia dopo aver fatto la seigiorni di Milano, Rolf Sorensen anche lui da noi intervistato sostiene che la crisi nel ciclismo italiano è anche dovuto al fatto che i nostri giovani non praticano attività su pista e raccontava che in Danimarca l'attività su pista è stata rilanciata. Tu credi che la pista possa essere la via per ritrovare nuovi campioni? 
Sicuramente la pista arricchisce il bagaglio tecnico di un corridore, ma per rendere efficace l’attività su pista servono strutture, programmazione e risorse: non conosco la realtà danese, ma tutti ammiriamo quanto è stato fatto in Gran Bretagna e in Australia a livello di formazione giovanile con prospettive a lungo termine grazie alle quali sono stati formati anche grandi corridori da strada.
E’ più difficile, per via del fitto e lungo calendario su strada, conciliare l’attività della pista con quella della strada: quando correvo, c’erano meno gare e vi erano una minore specializzazione sugli appuntamenti, ora sarebbe difficile essere competitivi su due fronti.

 

- Tra tutte le tue innumerevoli vittorie quale è quella alla quale sei più legato...non ti dico la più importante perchè ce ne sono di troppo preziose nel tuo personale albo d'oro, ma magari quella che mentalmente ti ha fatto fare una svolta?
E’ davvero difficile scegliere, anche perché tanti successi sono stati ottenuti in corse da sogno, come il Mondiale, la Milano-Sanremo, il Giro d’Italia. Sceglierne una è difficile, il Mondiale e la Sanremo sono le corse che però hanno dato grandi gratificazioni in quanto giunte al termine di un percorso di rivincita dopo brucianti sconfitte.

 

Beh come si fa a non chiederti un giudizio sul nostro campione in carica Davide Cimolai?
Davide è un ragazzo di talento che offre una gran bella immagine del ciclismo: volto pulito, giovane, spigliato ma misurato, professionista serio. Un gran bel vincitore che arricchisce il prestigioso albo d’oro del Trofeo Laigueglia.

 

Visto che abita a pochi km da Laigueglia ..... Niccolò Bonifazio ha qualche punto di contatto con il primo Saronni?
Sì, lo dicono in molti, e in effetti è vero: qualche similitudine dal punto di vista fisico, alcuni sprazzi tecnici come la capacità di accelerare in tempi brevi. 
Mi auguro e auguro a Niccolò di poter vivere tante belle esperienze ciclistiche come ho fatto io e, ovviamente, di vincere anche un Trofeo Laigueglia.

 

Un particolare ringraziamento ovviamente a Beppe Saronni che ci ha permesso di realizzare un sogno, mai da ragazzini avremmo pensato ed osato un giorno più o meno lontano di poterlo intervistare, ringraziamento che estendiamo anche al sig.Appiani responsabile della comunicazione Lampre e nostro prezioso collaboratore per contattare gli uomini Lampre.